Economic Outlook Italia – IX Edizione

Data: 20-11-2017  

Economic Outlook Italia – IX Edizione

È arrivata l’ora del Rinascimento Europeo

Dall’incertezza della crisi economica alla ripresa della crescita, ovvero come l’Italia e gli altri Paesi stanno finalmente rinascendo dalle proprie ceneri.

Milano, 20 novembre 2017 – Per la nona volta consecutiva il nostro associato Deutsche Bank ha dato il suo contributo alla vita della Camera di Commercio Italo-Svedese fornendo un approfondimento dettagliato in occasione dell’Economic Outlook Italia. Il seminario, pensato da Assosvezia per le aziende svedesi e italiane ad essa associate, ha avuto lo scopo di analizzare lo stato dell’arte di economia e finanza – sia a livello globale, sia a livello locale in Italia – a sei mesi di distanza dall’ultimo incontro. Ancora una volta a moderare l’incontro è stato Davide Binaghi, Vice Presidente di Assosvezia e Managing Director di Telia Carrier Italia, che ha introdotto i relatori di Deutsche Bank Luigi Sottile, Head DPM Italy Team e Michele Bovenzi, Discretionary Portfolio Manager. Fin dalle prime battute dei due oratori si è potuto capire che forma prenderà lo scenario economico-finanziario nel futuro prossimo.

Incertezza finanziaria vs incertezza politica

Il punto focale dell’incontro è stato il ritrovato ottimismo che da qualche tempo già si percepiva nell’aria e che ora si è fatto più concreto. Anche Standard & Poor’s ha rivisto al rialzo il rating dell’Italia, con outlook stabile. Osservando il contesto generale, il primo elemento che si può notare è l’insolito andamento disgiunto tra incertezza finanziaria e incertezza politica, quest’ultima ampiamente più pronunciata della prima. Normalmente le due variabili vanno di pari passo, ma adesso si assiste a un cambiamento: i mercati globali sono caratterizzati da una volatilità molto bassa e si registra poca incertezza, ciò grazie agli interventi posti in atto negli ultimi anni dalle Banche Centrali. Tali azioni hanno permesso ai mercati di capire la traiettoria intrapresa e questo ha fatto sì che paure e dubbi si potessero placare. La maggiore incertezza politica, invece, deriva da una serie di eventi che si sono susseguiti negli ultimi 18 mesi: Brexit, elezioni in USA, Germania, Austria e, a breve, anche in Italia. E proprio sull’Italia sono puntati gli occhi degli osservatori dell’UE: i punti che attirano maggior interesse sono l’economia italiana, la terza per importanza all’interno dell’Eurozona, e il debito pubblico, che è ancora motivo di preoccupazione data la sua entità, sebbene dia moderati segnali di miglioramento. Il rischio ora in agguato è che il risultato delle elezioni porti a un Parlamento bloccato da un governo sprovvisto di una maggioranza stabile.

Crescita economica globale

Per quanto riguarda la crescita economica a livello globale, si può affermare che, in generale, sia buona per tutti i Paesi sviluppati ed emergenti, ad eccezione di qualche caso isolato. L’indicatore macroeconomico PMI si attesta oltre i 50 punti, che rappresenta la soglia oltre la quale si può parlare di espansione. Dal 2008, anno in cui si è diffusa in tutto il mondo la crisi, è la prima volta che tutte le aree economiche principali crescono in sincronia. Dal 2017, poi, è evidente la progressione generale globale netta: ci troviamo di fronte alla fase di espansione più diffusa degli ultimi 40 anni.

Il ruolo delle Banche Centrali

Con la loro azione di stimolo monetario, le Banche Centrali di tutto il mondo hanno significativamente contribuito negli anni a supportare prima la ripresa e poi la crescita dei Paesi. I momenti in cui si sono attivate, però, sono stati differenti: la prima a muoversi è stata la Federal Reserve, che più di tutte ha saputo rispondere con prontezza; le altre Banche Centrali hanno seguito. Non sono solo questi gli effetti che ne sono derivati: proprio a causa di tali interventi massicci, sui mercati globali si sono create delle distorsioni imponenti. Il fatto che le Banche Centrali abbiano acquistato a cadenza mensile grandi quantità di Titoli di Stato ha creato un effetto di compressione verso il basso dei tassi di interesse (positive interest rate), un effetto di second round di repressione finanziaria sui i mercati USA e EU. Il rialzo dei tassi è atteso lento, modesto e spalmato sul medio-lungo periodo.

L’economia reale e il Rinascimento dell’Europa

Gli effetti sull’economia reale differiscono a seconda delle aree geografiche:

  • USA: qui il ciclo economico è già abbastanza maturo, la crescita continua dal 2009 ed è dovuta in parte agli interventi della Banca Centrale. È una crescita caratterizzata da picchi di minor entità ed è più diluita nel tempo. La riforma delle tasse prossimamente in vista potrebbe allungare ancora di più questo periodo;
  • Eurozona: il trend positivo è partito con un po’ in ritardo sui tempi americani, ma mostra un incremento più significativo, tanto da parlare di Rinascimento Europeo. Nel quadro di questa buona ripresa, che si riconferma stabile per il terzo trimestre consecutivo, la BCE sta ora riducendo gradualmente i suoi interventi di stimolo monetario;
  • Italia: è uno dei Paesi che ha subito il colpo peggiore dovuto alla contrazione del PIL, ma ora anche per essa è arrivata la ripresa e ricomincia a camminare sulle proprie gambe.

Italia in ripresa

Negli ultimi anni l’Italia ha messo in atto alcune riforme. Non tantissime, sicuramente non tutte quelle necessarie, ma ha cominciato a muoversi nella direzione del cambiamento. Il Paese rimane ancora indietro rispetto al ritmo di crescita dell’Europa, ma si respira la stessa aria di positività. Sebbene lento, le riforme attuate costituiscono un cambio di marcia in cui si percepisce un senso di ripresa che va assolutamente consolidato compiendo ulteriori passi verso lo smarcamento dalla sostegno esterno. Benché il debito pubblico del Paese sia ancora significativo, alcuni indicatori di cambiamento positivi mostrano come l’Italia voglia chiudere la differenza tra il PIL effettivo e quello potenziale. È una ripresa congiunturale ancora in fasce, specialmente se paragonata agli altri Paesi EU: la distanza da colmare è ancora grande, l’Italia deve liberarsi del fardello del debito pubblico e puntare sugli investimenti, ma va già meglio che in passato.

Consumi e risparmio

La ripresa si percepisce anche dai consumi che sono ripartiti, ma che ancora non hanno raggiunto i livelli desiderati. Lo scenario attuale evidenzia che la propensione al risparmio degli italiani, dettata anche dall’austerità che ha caratterizzato i recenti anni passati, è diminuita. L’attuale stabilizzazione del risparmio fa ben sperare che il prossimo passo sia orientato verso il consumo. Le possibilità che questo accada sono buone, grazie anche al fatto che il reddito disponibile reale sta tornando a crescere e questo è un segnale incoraggiante per le imprese che vogliano investire in virtù delle condizioni generali migliori.

La fiducia delle aziende

Anche la fiducia da parte delle aziende è migliorata: ad eccezione del metallurgico, nel 2017 tutti gli altri settori del manifatturiero hanno registrato una crescita del fatturato. Questi risultati positivi trovano in parte la loro ragion d’essere nel programma Industria 4.0 messo in campo dal governo. Sono risultati che vanno difesi puntando maggiormente sugli investimenti e tramite un lavoro strutturale che porti anche alla conquista di una quota maggiore di export Made in Italy.

Competitività, investimenti e mercato del lavoro

Dal 2009, anno in cui la competitività dell’Italia raggiungeva notevoli picchi negativi, ne è passata di acqua sotto i ponti. A fatica e tra tante avversità il Paese è riuscito gradualmente a recuperare il terreno perduto e ad oggi si può affermare che abbia superato la metà del percorso. Il fatto è che l’Italia non è un Paese poco competitivo a livello macro – rimane dietro a Germania e Francia, ma si posiziona meglio della Spagna – perché può vantare una produttività migliore rispetto a tanti altri concorrenti, ma resta troppo scarsa in materia di investimenti. Anche il mercato del lavoro non immobile: si intravede un lieve miglioramento, la disoccupazione è leggermente in calo, ma si attesta ancora al 35% tra i giovani. La maggior parte dei nuovi occupati fa lavori part time che, quando figurano nelle statistiche hanno l’effetto positivo di migliorarle, ma non portano al Paese e alle persone un benessere effettivo. Non è certo un dato positivo di per sé, ma bisogna tener conto del fatto che quello dell’occupazione è un tasso lento a muoversi: è tra gli ultimi a riprendersi sia in caso di crescita, sia a peggiorare nei periodi di recessione.

Ricetta della crescita all’italiana

A fronte di quanto detto fin qui, si evince che l’Italia, un Paese di risparmiatori con una ricchezza privata sana e poco indebitata multipla del debito pubblico e dalle tante imprese di qualità, deve spingere sull’acceleratore delle riforme e degli investimenti. Il brand Made in Italy è il 3° più forte al mondo e l’export di prodotti di lusso non ha conosciuto vere e proprie crisi, mantenendo la posizione anche in condizioni svantaggiose per l’euro. Largo dunque a una maggiore cooperazione sulla ricerca e sviluppo tra università e imprese, all’aumento dell’export dei prodotti che già sono tanto richiesti e apprezzati all’estero, a più incentivi e supporto alle famiglie, per chi voglia intraprendere gli studi tecnici e, in generale, offrendo benefici concreti a tutti coloro che producono qualche tipo di ricchezza futura per il Paese.

Assosvezia ringrazia sentitamente Deutsche Bank per il prezioso contributo e l’ottima qualità dell’analisi offerta a coloro che hanno partecipato all’incontro.

www.assosvezia.it | Testo di Viola Albertini | Immagini per gentile concessione di Deutsche Bank


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