CEO Breakfast – XII Edizione

Date: 25-10-2019  

CEO Breakfast – XII Edizione

Il ruolo centrale del leader aziendale

Milano, 25 ottobre 2019 – Come nostra consuetudine, anche questo autunno si è tenuto il secondo appuntamento dell’anno con il CEO Breakfast, il forum riservato agli Amministratori Delegati delle aziende svedesi in Italia. In questa edizione, la dodicesima, il tema su cui si è sviluppata la conversazione è stato “Leadership e cultura aziendale”, con un approfondimento su come vengano sviluppate e gestite le competenze all’interno delle organizzazioni. Oltre ai CEO di 10 aziende svedesi, hanno partecipato anche Marco Frazzica, Console Generale Onorario di Svezia a Milano e Marcus Persson, International Business Development presso Business Sweden – Ufficio Commerciale dell’Ambasciata di Svezia.

Conclusi i saluti iniziali e l’introduzione ad opera del padrone di casa – Roberto Rota, Presidente di Assosvezia – la condivisione delle esperienze si è fatta interessante fin dalle prime battute.

ESSERE LEADER

In primis si sono discussi i concetti di leader e leadership ed è emerso che sono fondamentali quando si parla di gestione e sviluppo delle competenze in azienda. Essere leader non significa solo essere a capo di un’organizzazione, ma piuttosto indica la capacità di guidare e permettere la crescita delle persone che compongono l’azienda. Non c’è un solo modo di essere leader: esistono svariate declinazioni e stili che trovano applicazione di maggiore o minore impatto in base alla cultura interna delle aziende. A prescindere dallo stile di leadership, però, il leader deve possedere delle caratteristiche indispensabili:

  1. Saper motivare i dipendenti di ogni livello gerarchico, dando loro spazi e strumenti per lavorare al meglio;
  2. Saper prendere decisioni, perché l’indecisione e l’immobilismo vanno a braccetto e minano anche le organizzazioni più sane;
  3. Praticare i valori predicati in azienda, affinché la sua coerenza sia un esempio da seguire e la sua leadership sia realmente riconosciuta.

Una buona leadership si misura nel tempo perché punta a obiettivi e risultati sul medio-lungo periodo. Come per ogni cosa nella vita, dura solo quel che è di qualità: il vero leader guida l’azienda su un tracciato fatto di affari, obiettivi, crescita e risultati sostenibili e profittevoli nel tempo. E non finisce qui: tutto questo deve avere delle ricadute positive sui dipendenti ed essere fruibile a ogni livello. Insomma, ricoprire il ruolo leader non è cosa da poco.

SVILUPPARE COMPETENZE

Tra i compiti del leader c’è quello di favorire i processi di sviluppo delle competenze in azienda. La spinta deve partire dal vertice: se i dipendenti non domandano, è necessario che il leader crei le condizioni adeguate affinché si sentano a proprio agio a chiedere l’aggiornamento della propria formazione. Corsi, piattaforme digital, coaching one-to-one e altri strumenti sono ciò su cui deve è opportuno che le aziende investano. È un processo costante e continuo che permette di mantenere alta la competitività dell’azienda, dando la possibilità ai propri dipendenti di imparare e dare un valore aggiunto a prodotti e servizi. La cultura interna all’azienda è, dopo la guida del manager, il secondo fattore decisivo affinché si punti sulla crescita delle persone: un ambiente trasparente, informale e aperto è il tipo di terreno più fertile.

Le aziende che non puntano sulle competenze del personale vanno incontro ad almeno un paio di grossi rischi: innanzitutto avranno una minor capacità di resistere in un mercato molto competitivo e in secondo luogo pagheranno lo scotto di una serie di costi ulteriori non immediatamente evidenti dati dall’incapacità di gestire le decisioni in modo adeguato. Il modo di lavorare è in costante evoluzione, sia in termini di strumenti, sia di metodologie: le aziende e coloro che le guidano hanno il compito di abbattere le barriere di chi cerca di opporsi all’evoluzione.

FORNIRE FORMAZIONE

Una volta chiara la via da seguire, il leader deve mettere a disposizione tutti gli strumenti necessari per formare i dipendenti. Dato che la crescita verticale non è possibile per tutti, è importante saper scegliere su quali strumenti investire e che tipo di training fornire, così da non perdere tempo e soldi.

In questa fase operativa, il leader deve trovar risposta a dei grandi interrogativi: quali modalità scegliere e quali strumenti sono più adatti ai diversi percorsi? Sempre più frequentemente le aziende puntano sugli strumenti digital facendo importanti investimenti in piattaforme e corsi online. I continui sviluppi del digitale forniscono costantemente nuove modalità di apprendimento, ma la formazione tradizionale non va per questo scordata. Grazie al machine learning si può avere un impatto positivo su tutte le tipologie di lavoratori. Se in passato la validità delle competenze acquisite arrivava a durare fino a 14 anni, adesso il velocissimo mercato in costante evoluzione le rende già superate nel giro di soli 3-4 anni. I dipendenti vengono bombardati di novità e lanci di prodotto da imparare e gestire in pochissimo tempo, ma di solito nelle loro agende lavorative non è previsto il giusto tempo da dedicare alla formazione. Ciò è un rischio altissimo, poiché a mano a mano vengono a mancare le competenze necessarie e non si resta più al passo con la concorrenza. Il mondo retail, specialmente del lusso, ha capito il rischio e investe in questo senso; il settore B2B, invece, è ancora abbastanza fermo.

MIX DIGITAL E TRADIZIONALE

Se gli strumenti digital possono fornire velocissimamente e ovunque le nozioni necessarie, non è altrettanto scontato che siano del tutto efficaci. Ecco il principale dubbio sul digital: quanto delle competenze erogate viene veramente assorbito? Per capirlo si deve procedere con una verifica degli investimenti fatti, che è necessaria per misurare cosa e quanto rimanga ai dipendenti una volta completati corsi online. A fronte della necessità di verificare, che si può fare tramite l’istituzione di certificazioni ad hoc, non si può dire che la formazione digitale abbia completamente sostituito quella tradizionale. Infatti, a seconda del tipo di competenze da acquisire, c’è una modalità migliore di apprendimento e non è necessariamente quella digitale. Coaching, corsi in aula e formazione sul lavoro restano strumenti validissimi e immediatamente verificabili. Con i metodi tradizionali, inoltre, si possono allenare e migliorare le cosiddette soft skill, cioè le competenze trasversali e di intelligenza sociale che difficilmente riescono a essere trasferite tramite i mezzi digital. Dunque, finché si tratta di competenze tecniche, la tecnologia e il mondo digitale sono validissimi sistemi di formazione, sempre e ovunque disponibili, mentre per tutto ciò che attiene la sfera di gestione delle relazioni, i metodi tradizionali continuano a essere più performanti. Come sempre, l’equilibrio sta nel mezzo: avere a disposizione un mix di strumenti digitali e faccia a faccia, è il modo migliore per coprire tutte le necessità di aggiornamento e crescita delle aziende che vogliano rimanere competitive sul mercato.

Assosvezia ringrazia tutti i CEO e gli Amministratori Delegati delle aziende svedesi in Italia che hanno scelto di partecipare a questa edizione del CEO Breakfast e dà appuntamento al 2020 per la tredicesima riunione del forum.

www.assosvezia.it | Testo di Viola Albertini | Foto di Amanda Vanoletti


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