Economic Outlook Italia – IV Edizione

Date: 18-03-2015  

Economic Outlook Italia – IV Edizione

Cosa ci riserva il futuro?

Il 18 marzo scorso si è tenuta la quarta edizione del nostro consueto appuntamento con l’Economic Outlook. Presso la sede della Camera di Commercio Italo-Svedese Assosvezia, l’associato Deutsche Bank si è gentilmente prestato per illustrare il quadro generale dell’andamento economico globale e, in particolare, dell’Italia. L’incontro è stato organizzato con lo scopo di condividere preziose informazioni economiche, stimolare il dibattito e mettere i presenti nella condizione di conoscere e poter cogliere le opportunità che si presentano sul territorio italiano. Roberto Rota, General Manager di Atlas Copco Italia e Tesoriere di Assosvezia, ha dato il benvenuto a tutti i presenti e aperto i lavori introducendo Luigi Sottile, Head DPM Italy Team di Deutsche Bank e relatore della giornata.

Per meglio comprendere in che direzione stia andando il Paese e il suo stato di salute, è stato necessario fare prima un veloce excursus sul contesto macroeconomico globale in cui si trova immerso, poiché quanto accade in Italia è dovuto in buona parte a quel che succede fuori dai suoi confini. Partendo da un’analisi su PIL e inflazione, si stima che nel 2015, nelle aree geografiche EU, USA, Regno Unito e Giappone, assisteremo a un ulteriore miglioramento, a seguito di un 2014 già positivo. Sebbene l’Unione Europea e il Giappone siano state le due aree maggiormente colpite dalla crisi del 2008, si percepisce che il trend di crescita sia globale e che quindi comprenda anche queste due regioni. Proprio per questo, le Banche Centrali non nutrono particolari preoccupazioni in merito. Un altro elemento che entra in gioco è sicuramente la decelerazione dell’economia cinese, ma non sembra essere allarmante. Infatti, nonostante la Cina sia ancora una potente macchina manifatturiera, ha ormai adottato un modello di sviluppo più vicino a quello occidentale e ciò la porta a una crescita più contenuta. Si può quindi affermare che la Cina non sia più da considerarsi un Paese emergente, la cui economia si basa quasi unicamente sulle esportazioni. Questo nuovo aspetto della Cina porta anche a una minor domanda di materie prime, con conseguente calo dei prezzi e disinflazione, fattore di per sé molto positivo per l’Europa.

Restringendo l’attenzione sul fronte europeo – e in particolare sulle politiche comunitarie, fino ad ora improntate su un’attività incisiva a salvaguardia della tenuta del sistema economico – assistiamo a un cambio di velocità e la situazione sembra essere indirizzata verso scenari positivi. Infatti, il Presidente della Banca Europea Mario Draghi punta a espandere e migliorare il bilancio della BCE, che negli ultimi anni era stato sacrificato proprio a causa delle rigide politiche di salvataggio messe in atto. Le opportunità che ne scaturiscono sono tante e interessanti, in primis una ripresa costante, anche se sempre attestata su livelli bassi. Negli ultimi tempi siamo testimoni di a una politica monetaria rivoluzionaria, dettata da necessità legate al periodo storico complesso e del tutto particolare, in cui tutti i Paesi dell’UE – anche i più restii – hanno compreso la necessità di un intervento forte e mirato di salvataggio. Di fronte al concreto rischio di crollo del sistema bancario europeo, che si trovava in grossa difficoltà a continuare sulla strada dell’austerity, la Banca Centrale Europea è intervenuta dando il suo supporto e mettendosi a disposizione per comprare fino a 60 miliardi di € al mese in titoli degli Stati, selezionati sulla base di determinati criteri d’acquisto.

Dunque il vecchio continente è alla ricerca di un’inversione di rotta e le azioni necessarie per concretizzarla al più presto sono le riforme strutturali da attuare in molti Paesi europei, tra cui l’Italia; la vigilanza sul sistema monetario e bancario dell’EU ad opera di un solo arbitro comune, ovvero la BCE; l’adozione di politiche fiscali e monetarie ricalibrate. Grazie ai consumi che tornano a crescere, si notano più ottimismo e speranza e ciò inverte la tendenza registrata fino ad ora, un elemento che si rivela molto importante soprattutto per alimentare un clima di fiducia. Tale fede ritrovata è di vitale importanza poiché ha un peso fondamentale nel momento in cui i consumatori sono chiamati a compiere scelte o fare acquisti. Ora che le banche hanno a disposizione più liquidità dalla BCE, sono incentivate e spinte da quest’ultima a concedere i prestiti che per anni erano rimasti bloccati. Che il quadro generale dell’EU si stia evolvendo in modo positivo non passa inosservato neppure agli occhi degli investitori esteri, che tornano a mostrare interesse. Anche il calo del prezzo del petrolio, più che dimezzato negli ultimi mesi, è un fattore che gioca a favore dell’Eurozona, permettendo un risparmio non indifferente su energia e benzina.

A seguito di un’ampia carrellata globale, la discussione si è focalizzata sull’Italia e su quel che possiamo ragionevolmente aspettarci nel futuro prossimo. Innanzitutto, con l’introduzione del Jobs Act, a prescindere dalle implicazioni politiche che porta con sé, si riscontra da subito che, per la prima volta da 30 anni a questa parte, per i datori di lavoro saranno meno onerosi i contratti a tempo indeterminato, rispetto ad altre soluzioni. Certamente non è una novità sufficiente a ribaltare la situazione di difficoltà economica e di disoccupazione in cui ci troviamo da alcuni anni, ma di sicuro rappresenta un incentivo per gli investitori esteri a tornare in Italia, creando di conseguenza nuovi posti di lavoro. Per quanto riguarda le banche italiane, come nel resto dell’Eurozona, tornano a concedere prestiti, grazie all’intervento della BCE. Inoltre, dato che il dollaro rimarrà più forte sull’euro ancora per un po’ di tempo, si traduce in un ulteriore stimolo per gli investitori.

Anche nei singoli settori si registrano dati incoraggianti: ad esempio, nell’automotive è in atto una ripresa che sembrerebbe lasciare alle spalle le difficoltà più rilevanti. Anche a livello politico, si avverte un’esplicita volontà di cambiamento, che va necessariamente seguita da azioni concrete, e ciò contribuisce a incoraggiare un clima più sereno rispetto allo scorso anno. Di grande importanza è il diverso atteggiamento del governo tedesco che, da una linea improntata sull’austerità e imposta a tutta l’Eurozona, ha adottato una nuova filosofia di governance europea che non si basa più soltanto sul rigore. La fiducia degli investitori esteri è maggiormente riposta nelle imprese e realtà private, poiché per via della loro configurazione sono più facili da analizzare. A differenza del settore pubblico, ancora troppo lento e imprigionato dalla burocrazia, nell’ambito privato è possibile capire con minor spreco di tempo e rischio quanto una realtà sia affidabile, ai fini di un investimento economico.

Quello odierno è uno scenario mai visto prima, che nasce da condizioni del tutto eccezionali dovute a una crisi economica globale, che per intensità e diffusione è seconda soltanto alla grande crisi del 1929. A seguito di una cura dimagrante drastica – metodo gravoso, ma necessario – si cominciano a intravedere i risultati di tante fatiche e l’inizio di una ripresa economica cercata a lungo. I danni hanno toccato così profondamente ogni settore e strato della società da modificare una serie di abitudini consolidate da tempo. Un esempio su tutti è quello delle famiglie italiane, risparmiatrici per tradizione, che hanno dovuto adottare un nuovo approccio e sono state obbligate a spendere di più. Sebbene rimangano tra le popolazioni meno indebitate al mondo, gli italiani hanno dovuto intaccare i risparmi e adottare una nuova mentalità, a causa del futuro che, diversamente a come lo si immaginava in passato, sembra sempre essere troppo incerto. Una volta terminata questa lunga fase di crisi, però, è molto probabile che le famiglie italiane non torneranno a risparmiare così tanto come facevano prima, poiché oramai si è instaurato un nuovo modello di consumo, un po’ più vicino a quello americano. Inoltre, per via della diffusa condizione di disoccupazione, rimane necessario fare ricorso regolarmente alle scorte finanziarie che ciascuno aveva messo da parte.

Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato e una menzione speciale va agli associati di Deutsche Bank, che con il loro contributo hanno fornito dati e insight di cui tenere conto per le future sfide che ci troveremo ad affrontare.

www.assosvezia.it | Testo di Viola Albertini | Foto di Ida Montrasio


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